
Generalmente si riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, ma solo in senso metaforico, come figlio simbolico, o come figlio che interpreta il ruolo di figlio per noi figli umani, per rendere comprensibile il piano di salvezza attraverso un gioco di ruoli delle tre persone della Divinità. Tuttavia, un’interpretazione letterale del termine “unigenito Figlio di Dio” come un vero e reale figlio nato o generato dal Padre è spesso considerata un’eresia da condannare.
Perché non possiamo permettere che Gesù Cristo sia il realmente generato Figlio di Dio, che deve la Sua esistenza al Padre? Allora non potrebbe essere Dio, pensiamo noi, una cosa esclude l’altra. Un Dio ha sempre tutto dalle proprie risorse. Non ha ricevuto nulla da nessun altro. Possiede onnipotenza, onnipresenza ed esistenza eterna, tutto da Sé stesso. Tutto è inerente e lo è sempre stato. Questa è la nostra idea di un dio, e qualsiasi cosa che non corrisponde a essa è considerata inferiore o vista come minore e non qualifica un essere a essere chiamato “Dio” – almeno non ai nostri occhi. Pertanto, dobbiamo necessariamente imporre un significato simbolico, metaforico o temporale della parola “figlio”.
Se riusciamo a liberarci da questo errato schema di pensiero, secondo cui un Dio può essere solo qualcuno che possiede tutto da Sé stesso (uno standard che non si trova da nessuna parte nella Bibbia), allora possiamo riconoscere ciò che la Parola di Dio insegna chiaramente, cioè che Gesù è davvero il Figlio di Dio e ha ricevuto tutte le Sue qualità divine dal Padre per EREDITA’.
Questo ci permette di riconoscerlo come il vero Figlio di Dio, pur mantenendo la Sua piena divinità e accettando la testimonianza del Padre che disse:
«Questo è il mio Figlio diletto: ascoltatelo.» (Marco 9,7)